La depressione psichica costituisce un importante problema per la salute dell'individuo e per la società. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel 2030 essa sarà la principale causa di disabilità nell'intero pianeta. Tutt'oggi la depressione rappresenta una sfida per medici, psicologi, psicoterapeuti e per gli operatori nel campo delle medicine alternative. Il modello PNEI è quello che certamente sta aiutando a fare i maggiori passi in avanti nella comprensione della depressione; patologia dai connotati multiformi, ancora nosologicamente problematica nelle definizioni, dalle sfaccettature variegate.
Gli approcci biologico e psicologico presi individualmente si sono rivelati insufficienti. L'apporto degli antidepressivi è sicuramente stato notevole, ma ha anche mostrato i limiti di una impostazione prettamente farmacologica; primo fra tutti il paradosso dato dall' aumento del rischio di suicidio in coloro che intraprendono la via farmacologica, specie se in assenza di un adeguato follow up specialistico, come a dimostrazione che la persona o si salva interamente o interamente si perde.
Dall'altro lato decenni di psicoterapie a diverso indirizzo si sono rivelate insufficienti a risolvere il problema di base: produrre un effettivo aumento globale della salute mentale individuale e collettiva. La crescita del disagio psichico nel mondo odierno va in controtendenza rispetto all'aumento del ricorso agli specialisti della mente.
Se guardiamo l'articolo di Blume e colleghi, scopriamo che la tendenza a polarizzare il nostro ragionamento su solo uno degli aspetti del problema depressione si riflette anche nella ricerca sul sistema immunitario: fino ad oggi sono prevalsi studi che indagano le relazioni tra depressione e immunosoppressione o tra depressione e immunoattivazione (ossia pro-infiammazione). I nessi tra sindromi depressive e disregolazione immunitaria sono ormai dimostrati da molti lavori, ma la comprensione di come una stessa malattia possa dare quadri di iper-reattività e ipo-reattività del sistema immunitario costituisce uno stimolante rompicapo. La chiave di lettura potrebbe essere data da una migliore definizione dei quadri clinici e molecolari che sottostanno all'eterogeneo gruppo di ciò che definiamo genericamente depressione.
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