ISPIRAZIONE

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Attualmente in Italia predomina una concezione della PNEI strettamente connessa al concetto di medicine non convenzionali.
Negli altri paesi, soprattutto nel mondo anglosassone ma anche in Francia e Germania, la PNEI (spesso definita semplicemente PNI, psychoneuroimmunology) presenta connotazioni molto diverse che spaziano dalla ricerca psicobiologica a forte impronta biologistica (la mente si spiega dal cervello) fino, come da noi, alle medicine alternative.

L'opposizione tra medicina tradizionale e medicina alternativa si configura come una delle più gravi sciagure della medicina moderna poichè dietro ad interessi economici, ideologie e baronie, gli unici a rimetterci sono coloro che hanno bisogno di cure e di chiarezza.
E' paradossale come oggi pur sentendo parlare ovunque di medicina centrata sul paziente (e non sulla malattia), il paziente diventi uno degli ultimi problemi dell'organizzazione sanitaria. Qualcosa si sta muovendo, soprattutto nell'Europa del nord, dove la formazione dei futuri medici comincia ad integrarsi con le diverse prospettive delle terapie alternative.

Vogliamo ovviamente rifuggire da ogni forma di medicina magica, esoterica, astrusa, non comprovata da prove di efficacia; tuttavia è diritto del paziente avere di fronte a sè un medico che non sia un mero distributore di pillole, punture, flebo, cerotti, spray, procedure/tecniche più o meno invasive, ma che abbia una formazione che lo metta in grado di approcciarsi al paziente nella maniera che più possa giovare  a quest'ultimo.

La medicina basata sul paziente non è altro che quell'atto terapeutico che pone il paziente in primo piano rispetto alla sua patologia.

Prima viene la persona poi la malattia.

Ogni atto terapeutico è tale se prescinde da ciò che funziona meglio in generale per calarsi in ciò che è più indicato nel particolare.

La medicina basata sull'evidenza, tanto sponsorizzata da chi deve fare quadrare i bilanci e da chi ha interessi nel promuoverla (che sia medicina convenzionale o no), ha comunque il suo limite quando di fronte trova una persona che non risponde al trattamento effettuato (ribadiamo di qualsiasi natura, farmacologico, non farmacologico, alternativo o tradizionale).
Una impostazione accademica e formativa che punta alla massa dei risultati non può fare altro che creare divario tra la forza del medico (chiuso nel suo metodo) e la debolezza del paziente (chiuso nella sua sofferenza).
Integrare la visione formativa del medico con tutte le forme di trattamento a disposizione deve per forza di cosa essere la strada da percorrere per ridurre al minimo il divario tra metodo generale del medico e problema individuale del paziente. Un medico non può non avere una formazione umanistica ben solida.
Il primo scopo della formazione in Medicina dovrebbe essere rivolto all'acquisizione della capacità di empatizzare con la sofferenza del paziente.

Purtroppo per motivi economici e/o ideologici si tende ancora ad una medicina centrata sulla malattia, sui grandi numeri (che si possono permettere solo le aziende e le strutture con molti soldi), sulle grandi separazioni (tradizionale/alternativa), sulle grandi promesse (unica via per sconfiggere questa o quella malattia), sulle grandi semplificazioni (dare una, due, tre, mille pillola/e è più facile), sulle grandi (dis)illusioni (questa è l'unica strada percorribile, la scienza vera), sui grandi risultati.

Per poter operare un cambiamento nel paradigma medico attuale a nostro avviso bisognerebbe partire dal tempo. Buona parte dell'impostazione attuale in sanità non ha come tempo di riferimento l'orologio, ma i soldi.
L'unità di misura temporale è data dai soldi che, come la sabbia della clessidra, filtrano lungo le decisioni da prendere, velocizzandole o rallentandole a seconda dei diversi interessi in gioco.

Solo in una visione antropologica che sta cercando di trasformare la dignità umana in omologazione computazionale può passare il principio che qualcosa che giova a qualcuno, anche a pochi, può e deve essere sacrificato per la logica dei grandi numeri.

C'è bisogno di tempo per riflettere.

La storia insegna che tutto il tempo guadagnato sul facile slogan del progresso, dell'efficientismo, del meglio, della produttività, del riduzionismo, dell'utilitarismo e delle scorciatoie si paga con tanto di interessi in sofferenze, disagi, sciagure, incomprensioni, rivalità, malattie, epidemie, lotte, guerre, fanatismi e integralismi.

Auspichiamo che il medico abbia il tempo necessario per formarsi, il paziente abbia il tempo necessario per rivolgersi al medico e la scienza il tempo necessario per progredire secondo coscienza.
 
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