In memoria di Bob Ader

Il 20 dicembre 2011 all'età di 79 anni è morto Robert Ader, uno dei fondatori della PNEI, colui che ha coniato il termine inglese psychoneuroimmunology per descrivere quel campo di ricerche focalizzato sulle interconnessioni tra mente e sistema immunitario.

In omaggio a questo grande ricercatore riportiamo la traduzione del memoriale redatto dalla Università di Rochester:


Robert Ader, Ph.D., uno dei fondatori del campo di studio che indaga i legami tra mente e sistema immunitario e professore emerito di Psichiatria presso la University of Rochester Medical Center, è morto il 20 dicembre alle Highlands a Pittsford. Aveva 79 anni.

Il Prof. Ader ha coniato il termine "psiconeuroimmunologia" per descrivere il campo di studio del quale è stato uno dei creatori. Ha lanciato la rivista Brain, Behavior and Immunity ed è stato faculty member della University of Rochester per 50 anni.

E' stato il fondatore ed ex presidente della Psychoneuroimmunology Research Society, ed anche ex presidente della Academy of Behavioral Medicine Research e della American Psychosomatic Society.

Le sue teorie, in base alle quali la mente umana è capace di influenzare significativamente la capacità del sistema immunitario di combattere le malattie inizialmente, sono state accolte con notevole scetticismo e, a volte, disprezzo quando le ha proposte più di 30 anni fa; ora sono applicate e studiate in molte specialità mediche, non solo afferenti alla psichiatria, da ricercatori di tutto il mondo.

"Bob Ader ed i suoi colleghi hanno trasformato il modo in cui pensiamo al rapporto tra eventi della vita e il nostro stato fisico, e come il nostro corpo vi risponda biologicamente", ha dichiarato Eric Caine, MD, presidente del Dipartimento di Psichiatria presso la University of Rochester Medical Center. "Il suo lavoro ha implicazioni straordinarie, non solo per comprendere le risposte immunologiche allo stress e alla malattia, ma anche per apprezzare gli effetti potenziali fortissimi e positivi di ciò che tanti chiamano 'effetto placebo'.''

Nei primi anni '70, in quello che sarebbe diventato uno dei suoi esperimenti più caratteristici, il Dr. Ader stava studiando il condizionamento all'avversione gustativa nei ratti. Nell'esperimento, i ratti bevevano diversi volumi di una soluzione di saccarina e venivano iniettati con una dose di Cytoxan (ciclofosfamide, NdT), un farmaco immunosoppressore capace di provocare disturbi gastrointestinali. I ratti "impararono" o furono condizionati ad evitare di consumare la soluzione (nonostante il sapore gradevole, NdT).

Quando smise di dare ai ratti il farmaco ma continuò a dare loro la soluzione di saccarina, non solo i ratti evitavano di bere la soluzione, ma alcuni (degli animali che la bevevano) morirono. L'entità della risposta di evitamento dei ratti era direttamente correlata al volume di soluzione consumata, dimostrò Ader. Ha inoltre scoperto che il tasso di mortalità variava anche con la quantità di soluzione consumata. Il Dr. Ader credeva che questo rapporto costante non potesse essere dovuto al caso.

In un'intervista del 2010 che è apparsa nella newsletter della American Institute of Stress, Ader ha dichiarato: "Come psicologo, non ero consapevole che non vi fossero connessioni tra il cervello e il sistema immunitario cosicchè ero libero di prendere in considerazione ogni possibilità che avrebbe potuto spiegare questa relazione ordinaria tra l'ampiezza della risposta condizionata e il tasso di mortalità. Un'ipotesi che sembrava ragionevole per me era che, oltre al condizionamento della risposta di evitamento, stavano condizionando gli effetti immunosoppressivi (di Cytoxan)."

Questa ipotesi è stata testata e confermata negli animali immunizzati deliberatamente; tale studio storico è stato pubblicato nel 1975 sulla rivista Psychosomatic Medicine. Il condizionamento è l' "apprendimento" e, come tale, coinvolge i centri superiori del cervello. Lo studio, dimostrando chiaramente che la risposta immunitaria poteva essere modificata dal condizionamento classico, stava a significare che erano presenti connessioni tra il cervello e il sistema immunitario, e che la mente poteva avere profondi effetti sulle funzioni del corpo, due ambiti (mente e corpo, NdT) che si pensava essere sostanzialmente indipendenti.

"La sua influenza in questo campo è difficile da sopravvalutare", ha scritto Janice Kiecolt-Glaser, Ph.D., Distinguished Professor alla Ohio State University Medical Center, in una raccolta di lettere pubblicate in onore del pensionamento del Dr. Ader all'inizio di quest'anno (2011).

"Le idee che ha promosso nel suo lavoro iniziale di condizionamento erano notevolmente controcorrente ed eretiche" ha scritto Kiecolt-Glaser. "Ora parlo ai miei studenti di come il vostro coraggio e la vostra visione siano stati una forza così importante nel forgiare questo campo d'indagine, in modo da poter perseguire le loro idee oggi".

Nella collezione di lettere, oltre 70 scienziati di tutto il mondo hanno elogiato il Dr. Ader per il suo sostegno e tutoraggio di numerosi scienziati, per la sua leadership nel settore e il rigore scientifico della sua ricerca.

Nicholas Cohen, Ph.D., professore emerito di Microbiologia e Immunologia e collaboratore di lunga data del Dr. Ader, ha descritto l'avversione totale di Ader per le scorciatoie nello sviluppo del protocollo di ogni esperimento nonchè nel progetto elegante e fine di ogni suo studio.

"I lavori che abbiamo scritto erano a tenuta stagna", ha detto Cohen.

Dopo che Ader e Cohen avevano pubblicato un articolo su Science riguardante la soppressione condizionata dell' autoimmunità nei topi, un illustre immunologo disse a Cohen che egli ed i suoi colleghi avrebbero dedicato un journal club per cercare di bucare letteralmente il loro articolo. Essi non ebbero successo e l'immunologo smise di essere scettico sul loro lavoro.

Nel 2009, nel suo articolo più recente, pubblicato sulla rivista Psychosomatic Medicine, Ader ed i suoi colleghi hanno descritto, attraverso l'utilizzo dell'effetto placebo, un modo per trattare con successo i pazienti affetti da psoriasi con un quarto o la metà della dose abitualmente usata di steroide. I primi risultati nell'uomo suggeriscono che questa nuova tecnica potrebbe migliorare il trattamento di diverse malattie croniche che coinvolgono stato mentale e sistema immunitario.

"Il nostro studio fornisce la prova che l'effetto placebo può rendere possibile il trattamento della psoriasi con una quantità di farmaco che sarebbe troppo bassa per avere effetto" disse il Dr. Ader in quella occasione. "Anche se questi risultati sono preliminari, riteniamo che il consesso medico abbia bisogno di riconoscere la reazione della mente alle terapie come una parte fondamentale di molti effetti dei farmaci ed iniziare a trarne vantaggio."
 

Nella sua intervista del 2010 per l' American Institute for Stress, il Dott. Ader ha detto: "Mi sembra che la ricerca di base sulle interazioni tra processi comportamentali, neuroendocrini e immunitari abbia un futuro luminoso che promette nuovi sviluppi nella nostra comprensione dei fenomeni adattivi con profonde conseguenze per il mantenimento della salute e per il trattamento della malattia."

Originario del Bronx e laureato alla Tulane University, il Prof. Ader ha ricevuto il suo Ph.D. alla Cornell University. Presso la University of Rochester Medical Center,  Ader ha proseguito la sua carriera diventando professore di Psichiatria e Psicologia nel 1968. Ha ottenuto numerosi titoli durante il suo mandato, tra cui il George Engel Professor of Psychosocial Medicine e il titolo di Distinguished University Professor. È andato in pensione nel mese di luglio come professore emerito. Ha ricevuto il titolo di honorary doctor of science dalla Tulane University e una laurea honoris causa in medicina dalla Trondheim University in Norvegia.

Nel 2002, la Psychoneuroimmunology Research Society ha creato un premio, il Robert Ader New Investigator Award, da dare ai giovani scienziati promettenti.

Il Prof. Ader è stato redattore e successivamente co-redattore del libro Psychoneuroimmunology, pubblicato la prima volta nel 1981, che espone in dettaglio le ricerche a sostegno della tesi secondo cui il cervello e il sistema immunitario costituiscono un sistema integrato.

22 dicembre 2011