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4. NOTE CONCLUSIVE

4.1 Problemi attuali e prospettive future

 

Nel Capitolo 2.2 si è accennato ai diversi approcci della psicologia attuale, condensati in cinque tipologie fondamentali. Tuttavia, il panorama a cui stiamo assistendo va ben oltre tali grandi sistemi teoretici, vedendo nel seno di questi (o al di fuori di essi) una infinità di correnti minori che si muovono su di un continuum che per estremi ha il monismo materiale da un lato[1] e la psicologia esoterica dall’altro.[2]

 

Entrambe queste posizioni hanno a livello antropologico un rischio notevole. La riduzione dell’uomo a pura e semplice materia mette l’essere umano a rischio di ogni manipolazione utilitaristica creando un terreno in cui lo sviluppo di una scienza veramente attenta ai bisogni dell’umanità diventa impossibile. La chiusura alla dimensione spirituale provoca inevitabilmente una frattura tra tecnologia e umanità, rendendo la prima incapace di provvedere alle necessità della seconda, se non addirittura invertendo il paradigma e ponendo ideologicamente l’uomo a servizio del progresso scientifico. Nel campo della salute mentale i danni possono essere notevoli; una concezione materialista si chiude inevitabilmente ai bisogni spirituali dell’individuo diventando di per sé alienante. Inoltre si può arrivare a casi estremi di diagnosi errata; basti pensare al caso delle possessioni diaboliche, negate dalla corrente materialista e trattate ciecamente come problemi psiconeurologici con farmaci o altri approcci terapeutici inadeguati.[3]

 

Per quanto riguarda le derive esoteriche, ovviamente si trovano al di fuori di ogni pretesa scientifica; tuttavia bisogna notare almeno due aspetti: il primo è che non di rado vengono presi elementi di derivazione scientifica (teorie quantistiche, magnetismo, ecc…) al fine di cercare di dar loro un’apparenza di scientificità; il secondo aspetto è di tipo antropologico, ossia l’esaltazione del fenomeno mentale, della trasformazione dell’Io, dello spiritualismo rischiano di portare l’individuo verso forme di alienazione dovute alla negazione della dimensione materiale della persona (diete estreme, esercizi fisici strenui, pratiche esoteriche pericolose, ecc…).

 

4.2 Mantenere il corretto orientamento antropologico dell’uomo

 

Il realismo si pone, quindi, come approccio filosofico di base capace di promuovere un dialogo fecondo tra psicologia e vita di fede, così come tra scienza e fede in generale. In questi anni il lavoro del padre gesuita Giovanni Cucci sta fornendo importanti contributi a tale proposito, capaci di arricchire entrambi i campi di indagine.[4] Fondando la propria analisi sui vari aspetti della dimensione psicologica e religiosa dell’uomo, l’opera di Cucci dimostra come psicologia e fede non siano in rapporto di esclusione, ma nel rispetto della rispettiva autonomia possono articolarsi per il bene e la comprensione dell’essere umano.

 

D’altro canto, l’insegnamento storico della Chiesa e, in particolare, il Magistero recente di Papa Giovanni Paolo II e del suo successore Benedetto XVI, si muovono costantemente verso una fruttuosa collaborazione tra fede e scienza, compresa la psicologia aperta ad una dimensione antropologica adeguata dell’essere umano. In questo contesto, tutte le scienze empiriche non si oppongono alla verità, poiché anch’esse sono al servizio della ricerca dell’unica verità esistente (cf GIOVANNI PAOLO II, Fides et Ratio, n. 34:‹‹L’unità della verità è già un postulato fondamentale della ragione umana, espresso nel principio di non-contraddizione››).

 

Lo scienziato è ben consapevole che ‹‹la ricerca della verità, anche quando riguarda una realtà limitata del mondo o dell’uomo, non termina mai; rinvia sempre verso qualcosa che è al di sopra dell’immediato oggetto degli studi, verso gli interrogativi che aprono l’accesso al Mistero››.[5]

 

            Ciò vale certamente anche per la ricerca psicologica.



[1] Cf ad es. J. LEDOUX, Il cervello emotivo. Alle origine delle emozioni, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004; G.M. EDELMAN – G. TONONI, Un universo di coscienza. Come la materia diventa immaginazione, Einaudi, Torino 2000.

[2]  Si veda ad es. D. MARRE’, La psicologia esoterica. Un viaggio dall’occulto all’inconscio, Xenia, Milano 2007; B. DOUGLAS, Psicologia esoterica, Crisalide, Latina 1994; A.A. BAILEY, Esoteric Psychology: A Treatise on the Seven Rays, Lucis Publishing Company, London 2002. Sono evidenti gli influssi delle correnti antroposofiche e teosofiche con perdita pressoché completa del valore scientifico e l’acquisizione di componenti gnostiche.

    [3]  Sui rischi psicologici di un’antropologia inadeguata si veda ed es. R. LUCAS LUCAS, Orizzonte verticale, San Paolo, Milano 2007.

[4]  Si veda ad es. G. CUCCI, Esperienza religiosa e psicologia, Elledicì, Torino 2009; G. CUCCI, Il ritorno del realismo in filosofia, La Civiltà Cattolica, 2011, IV 131-140; G. CUCCI, Il simbolo in psicanalisi. Il contributo di Freud. La Civiltà Cattolica, 2011, IV 258-270; G. CUCCI, Il simbolo in psicanalisi. Il contributo di Jung,2011, La Civiltà Cattolica, IV 431-441.  

[5] GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, in Tutte le encicliche, Bompiani, Milano 2010, p. 2363.

31/01/2012

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