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3. REALISMO FILOSOFICO E PSICOLOGIA

3.1 Il realismo quale difesa dell’essere umano nella sua interezza

 

Nel 1892 W. James scriveva:‹‹What is a natural science, to begin with? It is a mere fragment of truth broken out from the whole mass of it for the sake of practical effectiveness exclusively. Divide et impera.››[1]

 

James, filosofo e psicologo statunitense, fu il fondatore del pragmatismo e del funzionalismo psicologico, posizione che si riassume prendendo come criterio di verità ciò che consente all’individuo di operare sulla realtà. Nonostante le sue ricerche psicologiche, basate su di un empirismo radicale, non poté fare a meno di concentrarsi successivamente sul problema religioso, arrivando ad ammettere la presenza di un Dio finito; questo per giustificare la presenza del male nell’Universo.[2]

 

Risulta strano come un grande pensatore come lui sia stato in grado di percepire la limitatezza del dato materiale (frammento di verità) senza riuscire a definire una metafisica degna dell’aspirazione dell’uomo (il suo Dio rimane finito). In verità, il problema sembra consistere proprio nel grado di apertura alla realtà, ossia in una posizione ideologica, non empirica né tanto meno scientifica.

 

Il danno prodotto dal razionalismo radicale è un elemento ben noto al Magistero della Chiesa. Nel momento in cui la persona vuole ottenere ogni conoscenza in virtù della ragione è come se cercasse di volare con un’ala soltanto.[3]

 

In verità, dedicandosi più del dovuto alla scienza delle cose naturali, ritornati ai deboli e miserabili elementi del mondo…e a essi di nuovo servendo [cf. Gal 4,9] come deboli in Cristo si nutrono ‹‹di latte e non di cibo solido›› [Eb 5,12], e sembra che in nessun modo il loro cuore sia stato reso saldo dalla grazia […]. E mentre essi cercano più del dovuto di rafforzare la fede con la ragione naturale, non la rendono forse in un certo qual modo inutile e inconsistente?[4]

 

La retta filosofia, attingendo alla ricchezza delle evidenze sperimentali e al patrimonio di fede della Chiesa, ha proprio il compito di portare ad un dialogo articolato e costruttivo tra scienza e fede[5]. In particolare, la filosofia realista si propone come via preferenziale capace di stabilire un dialogo costruttivo e articolato tra la dimensione scientifica e quella metafisica, evitando il rischio di cadere in posizioni concordiste o discordiste.[6]

 

Il realismo possiede queste cinque dimensioni:

1) L’affermazione dei concetti universali, contro il nominalismo.

2) L’affermazione che la realtà si estende oltre ciò che la scienza può misurare, contro il positivismo.

3) L’affermazione del valore del metodo scientifico in sé, contro lo strumentalismo che gli attribuisce un valore meramente pragmatico nel campo della ricerca scientifica.

4) L’affermazione dell’esistenza obiettiva del mondo esterno, contro l’idealismo.

5) L’affermazione che la realtà ha senso, contro il nichilismo.[7]

 

3.2 Un esempio concreto: il padre Agostino Gemelli

 

Nel panorama italiano ed internazionale della psicologia del XX secolo la figura di Gemelli riveste un ruolo fondamentale almeno per due aspetti: il primo, per la promozione della separazione della psicologia dalla filosofia caldeggiando una chiara distinzione d’intenti tra psicologi-scienziati e filosofi-umanisti; il secondo, la diffusione della psicologia con un taglio sia sperimentale (studio della percezione sia nell’uomo che nell’animale) sia pratico, quale la psicologia industriale e del lavoro, dell’educazione, la psicologia giudiziaria e delle carceri.[8]

 

Gemelli seppe coniugare le istanze della fede con una mirabile promozione della ricerca empirica in psicologia, evitando ogni forma di concordismo. Consapevole infatti che la ricerca scientifica deve essere ateoretica e neutrale rispetto al mondo metafisico, fu scevro dall’utilizzare la psicologia per confermare o meno le verità di fede. Dall’altro lato, come filosofo e sacerdote, riuscì a promuovere la filosofia neotomista nel solco del Magistero della Chiesa, recependo la validità e la ricchezza della proposta filosofica lanciata da Papa Leone XIII nell’ enciclica Aeterni Patris (1879).

 

Fu protagonista del dibattito culturale del suo tempo, offrendo con la sua singolare testimonianza di sacerdote e di scienziato una prova certa della compatibilità fra fede e scienza, che divenne in lui sintesi capace di generare imprese pionieristiche nella formazione delle giovani generazioni.[9]

 

Lontano da ogni preconcetto ideologico, attento e prudente verso tutto ciò che si potesse connotare come riduzionistico sia in senso positivistico che idealistico (fu critico sia verso la psicologia fenomenologica sia verso la psicoanalisi, riservandole alcune aperture nel corso degli anni) al fine di salvaguardare l’essere umano da uno scadimento in visioni materialiste, deterministiche o utilitaristiche, Padre Gemelli seppe promuovere una visione antropologica realmente completa.

 

Si è già accennato al fatto che anche Gemelli (come De Sarlo) ascrive alla psicologia una duplicità di oggetto: oltre al comportamento manifesto, la dimensione psicologica non può non investire il problema di ciò che sta dietro al comportamento, di ciò che lo struttura e ne è il retroterra e, dunque, il problema del mondo interiore, ovvero, nella terminologia di Gemelli, dell’anima. […] Tuttavia, se la psicologia non può non porre il problema dell’anima (il mondo interiore), nel contempo, con i metodi delle scienze naturali di cui dispone, essa non è in grado di prospettarne alcuna soluzione e deve pertanto ‹‹lasciare ai filosofi di risolverlo››.[10]



[1]  W. JAMES, A plea for psychology as a ‘Natural Science’, The Philosophical Review, Vol. 1, No. 2, (March, 1892), p. 146-153.

[2]  Cf. Enciclopedia Garzanti di filosofia, Garzanti Editore, Milano 1997, alla voce James, William, p. 574.

[3]  In riferimento a questa immagine cf. GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, in Tutte le encicliche, Bompiani, Milano 2010, p. 2162:‹‹La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità.››

[4]  H. DENZINGER, Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, EDB, Bologna 2001, n. 824. Così scriveva Papa Gregorio IX ai teologi di Parigi nel 1228. Ciò è interessante a cenno dimostrativo sia di come l’impeto razionalista abbia spesso minacciato, già molti secoli prima dell’età dei Lumi, la dimensione autentica della fede, sia di come l’indagine delle scienze naturali non si fondi nel positivismo ma abbia radici remote che affondano nel Medioevo.

[5] Questo, come sappiamo, è il messaggio fondamentale dell’enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II, nella promozione di una ragione a servizio dell’uomo e non viceversa.

[6] Cf. D. LAMBERT, Scienze e teologia. Figure di un dialogo, Città Nuova, Roma 2006.

[7]  P. HAFFNER, Creazione e creatività scientifica, Gracewing, Leominster 2009.

[8]  R. SMITH, Storia della…, pp. 138-141.

[9] G. TANZELLA-NITTI – A. STRUMIA, Dizionario interdisciplinare…, accesso online alla pagina internet http://www.disf.org/scienziaticredenti/gemelli.asp. Si rimanda a tale risorsa ogni dettaglio sulla vastissima produzione scientifica e filosofica di Padre Gemelli. 

[10]  R. SMITH, Storia della…, pp. 139-140. Tra virgolette basse: A. GEMELLI – G. ZUNINI, Introduzione alla psicologia, Vita e Pensiero, Milano 1966, p. 47.

31/01/2012

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