I disturbi autistici infantili costituiscono a tutt’oggi ancora un notevole mistero. Dopo decenni di teoria psicogenetica, la quale si basa fondamentalmente nel considerare l’autismo un disturbo della relazione madre-bambino, si è progressivamente data più importanza a fattori diversi, prevalentemente genetici o comunque multifattoriali, basati sull’evidenza che gemelli omozigoti cresciuti in ambiti familiari diversi avevano comunque un elevata concordanza nello sviluppo della malattia, ridimensionando quindi il ruolo dei fattori ambientali.
L’Articolo che presentiamo è particolarmente stimolante poiché considera, avvalorando la propria tesi con un’ampia letteratura, lo sviluppo della malattia sotto una chiave di sbilanciamento in senso pro-infiammatorio dell’ambiente materno intra ed extrauterino durante lo sviluppo fetale. In particolare la produzione di “tempeste citochiniche”, capaci di attraversare la barriera placentare, potrebbero provocare alterazioni nei processi neurogenetici dell’embrione-feto. Più discutibile ci pare la possibilità di utilizzare un approccio farmacologico antiinfiammatorio (tra le molecole vengono citati il pioglitazone e il rosiglitazone, peraltro considerati in grado di peggiorare la performance cardiaca nel diabetico cardiopatico) nel prevenire questi disturbi.
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