Dinamiche dominanti - Dinamiche devianti
Fin dalle prime testimonianze della vita dell'uomo sulla Terra, la lotta costituisce un tema costante: lotta per la sopravvivenza, lotta per il cibo, lotta fra tribù, lotta per la supremazia, lotta di classe, lotta di partito, lotta di religione, e così via... Questo aveva indubbiamente conseguenze sociali di equilibrio. Gli individui e i gruppi più forti imponevano il loro dominio sugli altri finché qualcun'altro più potente, più scaltro, più abile prendeva il bastone del comando.
Difficilmente, pur nelle diversità, non gli veniva riconosciuto il suo valore, in un certo senso “la sua superiorità”. Un motto, fra tanti, accomuna la storia dei popoli e dei regni sia di Occidente che di Oriente: “il valore di un uomo lo calcoli dal numero dei nemici”. E’ nella storia delle civiltà che la lotta per la supremazia non è mai stata abbandonata.
Ma forse un tempo, quando sopravvivere era più difficile di oggi, quando le vere crisi mietevano in pochi mesi milioni di vittime e si ringraziava Dio per un pasto al giorno, era davvero da eroi avere dei nemici. Se non ci si univa non si sopravviveva. Sopravvivere tra nemici era il segno più grande che conferiva l’investitura per poter dirigere popoli e nazioni.
Lo vediamo anche oggi in politica, dove la lotta per l'egemonia sembra ricalcare quella del passato, solo con l'ipocrisia dei perbenisti, di coloro che si sacrificano per il bene del Paese. Piuttosto che guardare al bene dei cittadini, si perde tempo a cercare improbabili coalizioni per poter gloriarsi di effimere vittorie. L’ipocrisia mascherata da diplomazia preferisce falsi amici a veri nemici. Ma non sono in fin dei conti specchio delle nostre contese e dei nostri capricci? Del nostro fragile essere che ha bisogno del consenso degli altri per potersi reggere?
Ebbene, a Natale, che piaccia o no, che si creda o meno, Dio ha scelto una strada diversa. Lui, che regge l’Universo o il Multiverso, si è umiliato a nascere in una mangiatoia. Se sapessimo prendere esempio da Lui, non stimeremmo un po' di più i nostri avversari abbassando noi stessi per esaltare gli altri?
Questa é la logica di Dio, di chi non teme di farsi piccolo per far grande l’essere umano. Chi dei nostri aspiranti governatori è in grado di affermare: “governa tu, collega, che farai senz'altro meglio di me”?
Non dobbiamo avere paura di rimanere estasiati da ciò che Cristo ci insegna, la vera dinamica che dona senso all'Universo: ama il prossimo tuo come te stesso. Tu ed io siamo una cosa sola. La tua ferita é la mia ferita, il tuo sorriso il mio sorriso, le tue lacrime le mie lacrime.
Che il Bambinello possa aprire il cuore nostro e dei nostri governanti, sia qui che in Europa, per riconoscere le radici cristiane della vita che altro non sono che l'esaltazione del prossimo, la sua deificazione, poiché Egli ha tanto amato il mondo da morire a Sè stesso.