Editoriale - Febbraio 2013

Vaccini: amici o nemici?


 

Sono passati più di 200 anni da quando Edward Jenner testò il materiale infetto prodotto dalle vacche colpite da cow-pox sui suoi giovani pazienti dimostrando la capacità di prevenire o rendere assai leggera la devastante infezione da small-pox, chiamata vaiolo, tipica della specie umana. Vaccino deriva proprio da vacca; il vaiolo vaccino (vaccino = delle vacche) era il vaiolo che colpiva le vacche e Jenner ebbe la meravigliosa intuizione di notare come i pastori che avevano avuto contatto con le vacche ammalate erano resistenti all’infezione del vaiolo. Con la somministrazione del vaiolo vaccino, nel giro di pochi anni i casi di vaiolo nel mondo anglosassone si ridussero del 90%. Questo fece si che Napoleone impose la “vaccinazione” come pratica obbligatoria alle sue armate con conseguente drastica riduzione del vaiolo.



I tempi non erano sospetti per intrighi e intrallazzi di case farmaceutiche: la semplice verità risiedeva nella sete connaturata dell’uomo di voler essere più forte degli altri (prima ancora della nazione nemica, il nemico degli eserciti era la malattia e la debolezza fisica). Perché dunque sorprendersi se nell’esercito non solo italiano, anche in tempi molto recenti, si somministravano super-vaccini? Ci scandalizzeremmo se coloro che devono affrontare il campo di battaglia facessero uso di psicostimolanti o droghe? Certo sì, se questi venissero forniti dal nostro portafoglio (ossia dallo Stato).



Sono leggi fondamentali del creato che qualsiasi cosa che ha un impatto notevole nel bene può avere effetti notevoli anche in male. La natura delle cose non ammette trucchi: si può morire di vaccinazione antinfluenzale così come di influenza. Chi ha avuto un figlio salvato dal vaccino antipolio benedice la vaccinazione, così come chi ha perso un figlio per lo stesso vaccino la maledice. Ma le politiche sanitarie sono cose diverse e purtroppo vanno oltre il bene individuale per poter avvicinarsi ad un bene sociale. Tuttavia dovrebbe rimanere sacrosanto un principio del diritto alla prevenzione e alla cura, non un obbligo imposto dalle Autorità. Uno Stato che obbliga alla vaccinazione obbliga ad un trattamento sanitario coercitivo e se ne deve assumere la piena responsabilità.



I vaccini sono grandi amici dell’umanità se usati nel rispetto della persona. Ma come si fa nel terzo millennio a pensare di vaccinare i bambini facendo file spesso in luoghi malsani, sale d’aspetto affollate di piccini, dove si prende un numero come se si stesse aspettando il proprio turno al banco della gastronomia? A quando la medicina basata sulla decenza?



Come dice un caro amico, gli atti osceni in luoghi pubblici sono condannati dal codice penale, ma gli atti pubblici in luoghi osceni ancora no, purtroppo…  

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