RECENTE LETTERATURA

Immunosoppressione post-ischemica cerebrale.

Il New England Journal of Medicine del primo dicembre del 2011 dedica la sezione intitolata "Clinical Implications of Basic Research" alle recenti acquisiszioni in tema di immunosoppressione conseguente ad un evento ischemico cerebrale. Riprendendo i risultati del lavoro di Wong e colleghi (Science 2011;334:101-5) viene approfondito il ruolo dell'integrità del sistema nervoso centrale nella regolazione immunitaria, in particolare nella risposta alle infezioni batteriche. Le polmoniti costituiscono la principale causa di morte in seguito a stroke. Ciò può essere attribuibile sia a deficit dei meccanismi della deglutizione, con conseguente aspirazione di materiale alimentare, sia a compromissione della stessa risposta immunitaria. Sembra emergere in maniera particolare il ruolo svolto da una sottopopolazione di linfociti, denominata cellule natural killer T invarianti (iNKT cells=invariant natural killer T cells, appartenenti alle cellule T natural killer di tipo 1) capaci di produrre grandi quantità di citochine e chemochine in grado di reclutare e attivare neutrofili e macrofagi, cellule in prima linea nella risposta aspecifica verso l'invasione batterica. L'articolo considera inoltre il ruolo del sistema nervoso simpatico, sottolineando come la somministrazione di bloccanti beta-1 recettoriali siano in grado di prevenire le infezioni batteriche in seguito a stroke. Anche l'alfa-galattosilceramide, una molecola capace di attivare le cellule iNKT, sembra capace di ridurre le infezioni battiriche nel topo sottoposto a stroke sperimentale.

12/03/2012

Beta2-recettori linfocitari: a che punto siamo?

Abstract from: The beta2-adrenergic receptor on T and B lymphocytes: Do we understand it yet? (by Virginia M. Sanders)

The role played by the beta2-adrenergic receptor (b2AR) in regulating the level of T and B lymphocyte function has been studied for over half a century. During this time, we have learned that T and B lymphocytes express almost exclusively the b2AR, and that the level of expression on a specific lymphocyte subset differs due to epigenetic regulation by histone and DNA methylation. We have also learned that engagement of the b2AR on lymphocytes, by either norepinephrine or a selective pharmacologic ligand, regulates the level of lymphocyte activity differentially, depending on the time of receptor engagement in relation to the activation and differentiation state of the cell, the molecular signaling pathway activated, and the cytokine microenvironment. The challenge now is to determine if we understand enough about how this receptor functions on lymphocytes to predict the relevance of such regulation to overall immune homeostasis and the development/progression of human disease.

04/02/2012

Correlati psicobiologici del carico allostatico su una popolazione sana

Abstract from: Psychobiological correlates of allostatic overload in a healthy population. (by Offidani E, Ruini C.)

The concept of allostatic load (AL) represents the cost of the continual adjustment of the internal milieu required by an organism to adapt to different challenges. The majority of studies concerning AL have focused mainly on identifying its biological components. Recently, new criteria for a clinimetric evaluation of AL have been introduced, adding a new definition of allostatic overload (AO). This study aims to identify psychological and biological correlates of AO in a population of blood donors, according to this new definition of AO. Participants included 240 blood donors recruited from May 2007 to December 2009 in 4 different blood Centers. Blood samples from each participant were collected for laboratory analysis and self-rating instruments were administered on the same day. Biological parameters included those usually assessed during blood donation. Individuals were selected based on the criteria for the clinimetric evaluation of AO. Differences in biomarkers between subjects with and without allostatic overload were performed using the GLM with biological measures as dependent variables, AO groups as the fixed factor and specific confounders as covariates. Based on the selection criteria for allostatic overload, 98 subjects have been identified as presenting with AO. Results showed that individuals with allostatic overload presented lower levels of serum proteins, erythrocytes and immune differential count than donors without allostatic overload. Further, greater mean corpuscular volume has been found in persons included in the AO group. The evaluation of the AO correlates, along with a biomarker profile, may help to identify those conditions that, by exceeding individual resources, may constitute a danger to health.
04/02/2012

Dare è ricevere?

Proponiamo un recente articolo frutto del lavoro di due ricercatori (Tristen K. Inagaki e Naomi I. Eisenberger) del Dipartimento di Psicologia dell’Università della California in Los Angeles, in corso di stampa su Psychosomatic Medicine (vai all'abstract). In questo lavoro gli Autori rovesciano il paradigma di studio degli effetti benefici di coloro che ricevono cure e attenzioni per concentrarsi su coloro che le forniscono. Ormai molta letteratura scientifica mostra chiaramente come alcune situazioni di assistenza protratta verso i propri cari ammalati costituiscano una grande prova fisica e psichica, soprattutto in caso di patologie croniche ed invalidanti; tuttavia, l’attenzione e la cura verso il partner – ci mostrano gli Autori – hanno effetti benefici, stimolando l’attivazione di alcune aree cerebrali connesse ad un miglior profilo neuro-ormonale in coloro che donano il proprio affetto. Bisogna sottolineare che in questo lavoro non si prende in considerazione una situazione di assistenza protratta a malati cronici; viene piuttosto valutato, in un setting sperimentale, l’effetto di un contatto fisico “supportivo” (tenere la mano) mentre il proprio partner riceve uno stimolo doloroso. In questa condizione si sono dimostrati i risultati positivi sul/la compagno/a che forniva il sostegno al partner.
05/12/2011

Nuove evidenze sulla comunicazione neuro-immunitaria

Nel numero 7 ottobre 2011 di Science vengono presentati due articoli di notevole interesse per la PNEI.
Nell'articolo di Mauricio Rosas-Ballina
e colleghi sono presentati i risultati riguardanti lo studio degli effetti vagali sul sistema immunitario; il nervo vago (X paio dei nervi cranici) origina dal midollo allungato nel tronco dell'encefalo e si distribuisce alla maggior parte degli organi splancnici, tra cui milza e intestino. Esso, tra le altre funzioni visceroregolatrici, sembra in grado di modulare la risposta allo stress, a danni di vario genere ed alle infezioni. La stimolazione sperimentale (elettrica) delle fibre nervose vagali è capace di ridurre la produzione di citochine infiammatorie, soprattutto attraverso l'interazione con i macrofagi splenici. I dati portati da Rosas-Ballina e colleghi, su esperimenti condotti nel topo, sembrano indicare che una sottopopolazione di cellule T-helper sia in grado di produrre acetilcolina nella milza e tale sottopopolazione sia necessaria e sufficiente a spiegare l'effetto antinfiammatorio delle fibre vagali nella milza.
Nel lavoro condotto da Connie H. Y. Wong, sempre utilizzando un modello murino, viene dimostrato come le cellule T natural killer epatiche siano soggette a modificazioni in senso antinfiammatorio dopo induzione di ictus cerebri. Sappiamo che dopo un ictus, l'organismo va incontro ad uno stato di immunosoppressione, verosimilmente come strategia adattativa al fine di ridurre il rischio di autoaggressione immunitaria per compromissione della barriera emato-encefalica. Connie H. Y. Wong e coll. mostrano come il sistema adrenergico sia implicato nella regolazione dei linfociti T NK epatici dopo ictus.
22/11/2011